Susanna Trossero

scrittrice

Gli uragani del cuore

on 2 Novembre 2013

Gli uragani del cuore

Non esiste qualcuno che non sia in grado di ammettere, almeno a se stesso, d’aver patito pene d’amore, d’aver conosciuto almeno una mutilazione sentimentale, una stupida illusione, una cocente delusione, la ghigliottina del tradimento o la frustrazione dell’incomprensione. Ammettiamolo, sono cose che tutti ci accomunano, prima o poi, al di là delle reazioni o dell’intensità delle emozioni provate. In questo no, non siamo tutti uguali.

In letteratura, miriadi di esempi ci aiutano a definire l’entità dei nostri danni interiori, traducendoli in parole così… adatte, efficaci, che addirittura ci appartengono! Avete mai letto qualcosa di Conrad? Nei giorni scorso mi sono imbattuta nel suo lungo racconto “Il ritorno”, che nel 2005 ha ispirato il film di Patrice Chéreau “Gabrielle”, con Isabelle Huppert. Ne sono rimasta estasiata, e non solo dallo stile. Inutile cercare di spiegarvene la ragione; il modo migliore per farlo non è usare mie parole ma regalarvi un intenso brano del racconto, certa di raggiungere con questo il vostro stomaco…

Qualcosa di sconosciuto, che inaridiva e avvelenava, era penetrato nella sua vita, gli era passato accanto, e lui si stava deteriorando. Era sgomento. Di che si trattava? Se ne era andata. Perché? La testa era lì lì per scoppiargli per lo sforzo di comprendere l’azione di lei e il sottile orrore che gliene derivava. Tutto era cambiato, perché? Solo una donna che se n’era andata via, dopotutto; eppure ebbe una visione, una visione istantanea e nitida come un sogno: la visione di tutto ciò che aveva creduto indistruttibile e sicuro al mondo, che gli crollava addosso, come fanno le mura più solide sotto il furioso soffiare di un uragano.

E ancora:

Si guardò attorno impaurito. Sì. Un delitto può esser perdonato dal sacrificio disinteressato, dalla fiducia cieca, dalla fede ardente, da altre follie, si può trarre profitto; la sofferenza, la stessa morte possono essere giustificate con un sorriso o uno sguardo accigliato, ma la passione è l’infamia segreta e imperdonabile dei nostri cuori, una cosa da maledire, da nascondere e da negare, una cosa indecente e miserabile che viene a calpestare le speranze che arridevano, che strappa via la placida maschera, che mette a nudo la sostanza della vita. Ed era giunta fino a lui! Aveva poggiato la sua sudicia mano sopra la tappezzeria immacolata della sua esistenza, e ora doveva affrontarla da solo, con tutto il mondo a guardarlo.

Conrad, la letteratura, o noi e il nostro privato… che differenza c’è?


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