A breve la consueta Fiera Più Libri Più Liberi, dedicata alla piccola e media editoria, aprirà i battenti alla Nuvola di Roma. Dal 4 all’8 dicembre, la manifestazione ricca di ospiti, eventi, presentazioni e dibattiti, dovrebbe come sempre rendere omaggio al vero protagonista: il libro. Il libro ancor più di chi lo ha scritto, il libro come strumento per renderci più aperti, più ricchi, per acquisire nuove conoscenze e competenze o – semplicemente – per farci volar via in quell’altrove capace di farci vivere tante vite e situazioni che “soltanto” vivendo non conosceremmo mai.
Ma quest’anno pare che sia la polemica al centro di tutto, una polemica che sta minando il regolare svolgimento della manifestazione. Non spiegherò nel dettaglio tutto ciò che troverete o già avete trovato questi giorni in rete, ascoltato alla radio, letto sui giornali o visto in tv. ma due nomi sono il fulcro della questione: la presenza del filosofo, scrittore, opinionista Leonardo Caffo voluta dalla curatrice del programma della Fiera Chiara Valerio, finalista del Premio Strega 2024, scrittrice pluripremiata eccetera eccetera eccetera.
Dove sta il problema? Nel fatto che la suddetta Fiera è dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, e il filosofo Caffo è sotto processo e in attesa di sentenza dopo le accuse di maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della ex compagna. Chiara Valerio aveva difeso la presenza di Caffo nonostante tutto, addirittura sostenendo di voler lei stessa presentare l’ultima pubblicazione del filosofo dopo la decisione di quest’ultimo di rinunciare alla Fiera per via delle polemiche. Tra le motivazioni della curatrice, la presunzione di innocenza visto che non c’è ancora una sentenza, nonché la libertà di parola e di espressione.
In molti sono insorti e la Valerio ha fatto un passo indietro scusandosi se aveva suo malgrado offeso qualcuno ma… L’errore di comunicazione, se così vogliamo chiamarlo, c’è stato. E, finalmente, cominciano a notarsi gli effetti ufficiali: diversi autori hanno deciso di ritirare o almeno limitare la propria partecipazione, come Zerocalcare o Carlo Lucarelli. Ma anche case editrici hanno espresso il loro disappunto decidendo di non partecipare alla manifestazione: Fandango Libri si è dissociata dalla Fiera, così come Racconti Edizioni o Effequ, e la Blackie Edizioni ha cancellato la presentazione del suo libro dedicato a Moana Pozzi; e ancora la fumettista Fumettibrutti, attori e giornalisti…
La disapprovazione vede anche noi alleati nel non presenziare, poiché se è vero che esiste la presunzione di innocenza, è altrettanto vero che si tratta di serietà, coerenza, etica: si poteva evitare questo passo falso e inopportuno che le scuse forzate dalla reazione probabilmente non prevista di molti e delle associazioni, non hanno mitigato.
Tuttavia vorrei usare questo post anche per evidenziare altre ragioni importanti per le quali per esempio un gruppo di case editrici indipendenti Edicola Ediciones – al quale via via in questi giorni altre si stanno associando – ha deciso di non far parte della PLPL:
“Abbiamo deciso di non partecipare alla sedicente Fiera della Piccola e Media editoria perché ha costi di accesso altissimi, e già dal nome inneggia a un meccanismo a cui noi non vogliamo appartenere. L’Associazione Italiana Editori fa rientrare nella Piccola e media editoria le aziende che fatturano meno di 10 milioni di euro all’anno (!). Imprese delle dimensioni più varie, alle quali viene richiesto di comportarsi però come i grandi gruppi editoriali con un’unica parola d’ordine: produrre più libri possibile, alimentando il meccanismo della resa che genera profitto anche dalla non-vendita. E la distribuzione in Italia è un vero e proprio oligopolio, in mano a tre grandi gruppi editoriali, i quali detengono anche le principali catene di librerie. Le stesse che fagocitano le librerie indipendenti, e che da anni, tra l’altro, subiscono a Roma l’affronto di una Fiera organizzata a pochi giorni dal Natale che sottrae loro clienti e vendite vitali.” Tutto ciò e il resto di questo comunicato sta sulla loro pagina fb e lo trovate cliccando qui.
Quello che invece si legge sulla pagina fb di Piedimosca Edizioni è altrettanto interessante e raccoglie più pareri: chi non vorrebbe far parte della fiera visti gli accadimenti recenti, ma non può sottrarsi perché ha firmato un contratto che ne prevede la presenza pagando la sostanziosa quota che non ci si può permettere di perdere, chi eviterà eventi, “chi si associa al discorso costi proibitivi” chi ci sarà per manifestare disapprovazione e così via, qui altre informazioni e spunti di riflessione.
Vorrei aggiungere tante cose sugli ultimi accadimenti e sul predicare bene e razzolare male, ma di questi tempi si fa in fretta a finire nell’occhio del ciclone anche esprimendo opinioni, dunque mi asterrò certa che il mio non detto sia comunque più che leggibile.
In ogni caso, riassumendo i vari problemi, una fiera della piccola e media editoria dovrebbe farsi portavoce delle difficoltà delle case editrici oggi e facilitarne la presenza, tener conto dei problemi delle librerie e non organizzarla quando queste ultime contano sulle vendite di Natale per respirare un poco, e così via. Inoltre, tornando alle polemiche di questi giorni, se è vero che in Italia si è innocenti fino a sentenza definitiva, è per me altrettanto vero che fino a sentenza definitiva la stessa innocenza può essere in dubbio, e una posizione così apertamente garantista non ha dato un gran bel messaggio, passo indietro o no. Il resto, ce lo dirà la sentenza del 10 dicembre, ma oggi mi rammarico di tante cose non legate alla sentenza né a Caffo, che vanno altrove toccando lo scopo primo di queste manifestazioni, e perché no il buon senso, l’etica e la volontà di trasparenza: elementi che da tante, troppe situazioni e persone si sono allontananti.
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