Strano, quando la penna si inceppa. I pensieri si fanno astratti, galleggio in un’idea non ancora concepita e la confusione non è altro che assenza. Il foglio resta bianco e le sensazioni disturbano: silenzio, parole mancate, malinconia che insiste per essere raccontata, storie d’altri, tue o di nessuno, segreti mai svelati, frasi appuntate nella memoria…
La frustrazione si mette in panchina ad osservare la vita che scorre e poi, di colpo, tutto prende forma. Non so bene dove mi condurrà la penna che comincia a muoversi sulla vecchia agenda, forse da nessuna parte, forse nel cassetto dei progetti abortiti, forse sul tavolo dell’editore. Chi può dirlo? Nessuno.
Io posso solo dire che scrivere è bellissimo anche quando ti sembra di non avere nulla da raccontare. Perché, un attimo dopo, quel nulla diventa un fiume di parole.
Quanti e quali racconti, là sulla panchina. Quante vite, quante storie… Accadimenti che mettono in discussione ogni cosa, e il male e il bene si ritrovano separati da un confine così labile che eccoli infine a superarlo agevolmente. Come due amanti troppo a lungo distanti, si raggiungono, il bene e il male, si avvinghiano l’uno all’altro, e in un amplesso devastante si fondono in uno.
Scendo nelle profondità dell’anima, dunque dell’abisso, e ho la presunzione di vivere molto più intensamente di coloro che nuotano in superficie. Percorro le strade battute della vita ufficiale e penetro i sentieri accidentati di quella ufficiosa, dunque traghetto avanti e indietro la mia anima senza pace né sosta e non riesco neppure ad immaginare di poterne fare a meno. Che cos’è scrivere, se non questo?
(Adele – Graphe.it)
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