Susanna Trossero

scrittrice

La terza età: un nuovo inizio

on 30 Novembre 2017

Un albero

Non è facile, restare indifferenti alla vecchiaia. La si teme, non la si sceglie, pare un aspetto negativo della vita eppure si ha paura di non arrivare a conoscerla.

Ambita o rifiutata? Il paradosso sta nel fatto che si desidera vivere a lungo, ma senza invecchiare mai.

Ne abbiamo parlato tanto, in classe, deducendo che varrebbe la pena scriverne. Ma, per farlo, era necessario toccarla con mano fino in fondo, senza sconti…

Visitare una casa di riposo è stata la diretta conseguenza di tanti discorsi, e così – penne alla mano – i miei Narratori Seriali ed io abbiamo passato una giornata a Villa Rocca, sui colli Albani ovvero nel comune più alto dei castelli Romani: Rocca Priora.

Ospitati gentilmente dal direttore, Riccardo la Rosa, e accolti dalle carissime operatrici Maria Lucia e Adriana, abbiamo vissuto una realtà che niente ha a che fare con ciò che ci fa inorridire davanti al telegiornale: un luogo pieno di calore visitabile a qualunque ora – perché nulla ha da temere – curato nel dettaglio, dalla pulizia impeccabile, una cucina degna di nota e, ancor più importante di questo contorno, una nuova dimensione per gli anziani che là proseguono la loro vita. Perché di vita, ancora si tratta.

Il clima è denso di rispetto per la loro vulnerabilità, gli atteggiamenti sono affettuosi, l’attenzione è costante. Ne siamo rimasti enormemente colpiti, lo ammetto. Ho conosciuto una ultra centenaria che ancora fa il pane con le sue mani, poiché quel tipo di manualità è impressa nella sua memoria e non andrà perduta fino a che avrà vita. E che dire di quell’ospite che ha trascorso tutti i suoi giorni ad insegnare, ed oggi là si occupa del giornalino interno, vergandolo completamente… a mano! Ci ho parlato e sono rimasta ammirata dalla sua lucidità e proprietà di linguaggio, nonché dalla sua grazia. I quadri alle pareti portano invece la firma di un anziano pittore che abbiamo visto all’opera, e se anche vi sono tanti altri meno fortunati e ahimè non più presenti a se stessi, abbiamo scoperto che esistono degli studi che insegnano a comprendere tutto ciò che una sola parola – pronunciata a fatica – può racchiudere, traducendo necessità e desideri dell’anziano con difficoltà di linguaggio.

Una giornata particolare, intitolerei questo post, e sarebbe riduttivo. Molte cose ci ha lasciato dentro, che non sono soltanto impregnate di stima per il personale o di tenerezza per gli ospiti. Abbiamo vissuto un’esperienza forse anche malinconica, inutile negarlo: la vecchiaia fa paura. Ma, toccare con mano la certezza che ancora ci sono luoghi in cui gli anziani possono vivere mantenendo dignità e rispetto per la propria condizione di debolezza, fa bene all’anima.

Vi consiglio il testo Non abbiate paura, lasciatemi qui… – Quello che tutti dovrebbero sapere sulle Case di Riposo. Tra lager ed eccellenze, edizioni Libridine, autore Riccardo La Rosa, il direttore della struttura che ci ha accolti. E lo consiglio non solo ai curiosi dell’argomento, ma anche a tutti coloro che lavorano o intendono lavorare in luoghi come questi.

Perché la terza età non rappresenti un castigo, né per chi la raggiunge né per chi la vive di riflesso.


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