Susanna Trossero

scrittrice

Noi siamo quel grembiule

on 2 Maggio 2018

I tempi della scuola

Se gli studenti hanno ancora un po’ di tempo per “godersi” la scuola, noi del corso di scrittura narrativa siamo oramai giunti all’ultima lezione, dopo otto mesi di incontri, condivisioni, esperimenti e sorrisi.

Oggi riflettevo sull’ultima lezione, durante la quale abbiamo parlato di autobiografia. Dei vari modi di scriverla, trovo originale quella con un “leitmotiv”, ovvero quella che ha sullo sfondo della narrazione un tema ricorrente che la caratterizza.

Per esempio, avete letto Alta fedeltà di Nick Hornby? I capitoli sono scanditi da canzoni pop o rock degli anni settanta e ottanta.

Mi sono resa conto che anche ciò che indossiamo, può rappresentare un tema, un filo rosso che lega e caratterizza tappe della vita.

Proprio pensando alla scuola, mi è venuto in mente il grembiule bianco indossato alle elementari, per cinque lunghi anni, e di colpo ha preso forma nella mia memoria il ricordo di due bambine compite, educate, con appunto il grembiulino bianco candido e il fiocco perfetto, grande, ben stirato, che restava impeccabile per tutte le ore passate a scuola.

Le rivedo, quelle due bambine, e una sono io.

Io non conosco i suoi vestiti, lei non conosce i miei, noi siamo quel grembiule e neppure i polsini sporchiamo, mentre le altre compagne – la classe è tutta femminile – li anneriscono in un attimo, e ricoprono fiocchi e scarpe con la polvere di gesso.

Mi domando spesso di che cosa parlavamo e nulla riaffiora sui nostri discorsi, eppure non ho mai dimenticato il timbro della sua voce, né quella calma così poco infantile che ne impregnava sguardi e gesti.

L’ho ritrovata, dopo mezzo secolo, e per la prima volta ho visto ciò che lei è oltre quel grembiule: una sobria camicetta, dei pantaloni scuri, le scarpe basse, una naturale eleganza… Tutto, anche in assenza della nostra divisa di un tempo, mi ha riportata alla bambina dei ricordi, grazie al garbo intatto, all’aspetto compito, a quell’immutato – indimenticato – indimenticabile che ha portato con sé al nostro adulto incontro.

Nessuna delle due rammenta che cosa ci spinse a condividere il banco fin dal primo giorno di scuola, ma se ci si sceglie una ragione da qualche parte esiste di sicuro: istinto, uno sguardo che emerge tra tanti, la timidezza in comune, o forse solo la fatalità che unisce.

Il candore acquistato ai grandi magazzini, è divenuto divisa di un’epoca senza prezzo: un luogo in cui tuffarsi per la prima volta nelle parole scritte (adorate fin da allora) e in quelle pronunciate da due compagne di banco, mentre fuori, oltre il cancello della scuola, c’era tutto un mondo senza grembiule in attesa di farsi scoprire.


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