Quanti strani sogni, popolano le notti di noi tutti. C’è chi non li ricorda, c’è chi li annota per non dimenticarli, c’è chi li teme o chi li attende con curiosità, così come al cinema ci si predispone alla storia dopo averne letto il titolo a caratteri cubitali.
Che cosa sogna, alla notte, uno scrittore? Quante volte in passato me lo sono chiesta, e mi affascinò sapere che molti dei racconti di Edgar Allan Poe scaturivano dai suoi incubi. E Bram Stoker, che scrisse la storia di Dracula dopo un brutto sogno causato da una indigestione di pesce!
Ma… e se invece di trarre ispirazione dai sogni per narrare storie sulla carta, accadesse il contrario, ovvero se i protagonisti dei romanzi vivessero poi nei sogni di chi li ha creati? Avrei voluto chiederlo ai miei scrittori preferiti, avrei voluto parlarne con Moravia, con De Laclos, Mc Grath, Josephine Hart, con Sartre magari o con autori più vicini a questi tempi ma, poi, ho capito da me, dopo una notte visitata da creature che nella realtà non esistono. Una notte e poi altre, e altre ancora. E così, ad oggi, i personaggi del romanzo prendono vita nel mio quotidiano fino a divenire reali e popolare il sogno.
Come fossero amici, si muovono autonomi e non più marionette della mia fantasia: agiscono, reagiscono, parlano, pensano, e a me non resta che far parte del gruppo come spettatrice incredula e non più burattinaio, mentre le panchine di Adele si moltiplicano per far posto a tutti gli altri…
Seppure senza volto, abbracciati da una nebbia che nasconde contorni e lineamenti del viso, mantengono la stessa personalità che io ho creato per loro, ma si ribellano alla mia fantasia, superandola.
Che peccato, al mattino dopo, non ricordare il sogno…
Lascia un commento