Susanna Trossero

scrittrice

I miei amici Emmi e Leo

Carissimo Daniel Glattauer,

so bene che questa mia non arriverà a destinazione ma io voglio scriverti lo stesso, ho le mie ragioni!

Intanto una premessa: sono una lettrice accanita, e il mio capo mi ha definita “una feticista del libro”… temo non abbia tutti i torti visto che di libri mi circondo in maniera addirittura eccessiva. Li leggo, li respiro, li accarezzo, li racconto, e per fortuna li scrivo anche.

Sono incappata nel tuo “Le ho mai raccontato del vento del Nord” per puro caso, e visto che amo i romanzi epistolari mi sono domandata come possano risultare se strutturati con l’ausilio di strumenti più attuali: scambio di mail.

Ebbene, una volta iniziato il tuo romanzo, niente altro è per me esistito se non leggere fino all’ultima pagina. Incantata, stregata, coinvolta: che altro che renda ancor più l’idea? Un romanzo stupendo, avvincente a tal punto da farmi sentire i protagonisti come parte del mio vivere. Ne parlai tempo fa proprio qui sul mio blog, con entusiasmo.

Ho saputo che esisteva un seguito, ma non l’ho acquistato. Ho talmente amato quel “primo” libro che ho temuto di rovinare tutto cercando dell’altro su Emmi e Leo. Non poteva – secondo me – esserci dell’altro, o di meglio, o di più.

In un giovedì qualunque, cercavo qualcosa di intrigante in una bancarella di libri usati. Ero distratta, lo ammetto, e guardavo i titoli pensando a tutt’altro. Da nuove edizioni di vecchi classici, è spuntato il tuo nome. Solo Daniel. E un angolo di libro. L’ho dissepolto con un brivido di eccitazione e mi è apparso proprio “quel” seguito: “La settima onda“. Beh, non potevo lasciarlo là.

L’ho cominciato per strada, tornando verso casa, ci credi? E non ho più smesso. Una notte insonne, Emmi che mi innervosiva, Leo che aveva tutta la mia comprensione, e mail, ancora mail…

Non è da tutti tener testa a qualcosa che funziona, con un seguito. In genere, il numero 2 è proprio questo: un numero 2.

E allora te lo devo chiedere: come hai fatto a scrivere due numeri 1, a farci amare così tanto la tua storia ormai nota in tutto il mondo? Che cosa ti ha ispirato? Non si riesce a credere, dopo averti letto, che Emmi e Leo siano personaggi di fantasia. E chissà in quanti te lo hanno detto…

Beh, come già ho scritto, tu non leggerai mai questa lettera ma un grazie te lo devo: per il giusto finale, per il perfetto dosaggio delle informazioni che sai così bene centellinare, per la storia così attuale e coinvolgente. E per avermi aperto la mente su questioni che non ti spiegherò, non è poi così importante farlo ma per me è importante che sia accaduto.

Emmi e Leo, adesso, sono miei amici.

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Le foto che non ingialliscono

vacanze

E si rientra a casa, si rivestono i panni del quotidiano, si preparano i figli per la scuola o si spegne la sveglia al mattino ancora troppo assonnati per pensare al lavoro.

Che ne è stato dell’estate? Iniziata troppo tardi, terminata troppo in fretta, ci ha lasciati con qualche foto in più da scaricare al pc o da custodire nel telefono. Era bello, il tempo in cui invece attendevi di vederle al ritiro dal fotografo e, scartate quelle in cui eri venuto ad occhi chiusi o quelle mosse o ancora quelle in cui ti si vedeva un po’ troppo il “difetto” che tanto cercavi di nascondere (e invece eccolo là in bella mostra!), collocavi le altre nell’album e te lo rimiravi con soddisfazione.

Vi è un luogo in cui, quelli della mia generazione, custodiscono molte di queste nostalgiche raccolte di foto, e a rivederle sorridono delle pettinature, dell’abbigliamento, anche se in realtà notano dell’altro: gli amici del tempo, quelli perduti e quelli rimpianti, quelli che sono rimasti per sempre Amici o quelli che li hanno delusi. E la famiglia unita a Natale, i visi sorridenti e tanto più giovani, quell’aria di festa che l’infanzia rende magica. Poi le vacanze, il colore del mare, la sabbia e le conchiglie, o quel viaggio in montagna che li costringeva a tirar su il bavero anche ad agosto! E quella volta in nave, quando i delfini seguivano la scia, o quel tempo in cui potevi quasi stare sulla pista a vedere gli aerei partire. Il compagno di giochi che non c’è più, il primo amore al quale mai si è confessato nulla perché non si subisse l’umiliazione di un no, il mobilio antiquato dei nonni al paese, l’arazzo tanto odiato nell’adolescenza, coriandoli e stelle filanti e vacanze, vacanze, ancora vacanze. Quelle foto, confessatelo, stanno da qualche parte a ingiallire ma a rivederle si prova sempre qualcosa, ed è qualcosa di più forte perché le si possono tenere in mano, rigirarle alla ricerca di una data o di un nome, sebbene la praticità di una tesserina da scaricare al pc abbia avuto la meglio su tutti noi: non si sprecano più spazi né scatti, si verifica subito la perfezione dell’immagine altrimenti la si spedisce diritta al cestino, senza esitare. Ma, da qualche parte, album e scatole di latta, attendono carezze e rimpianti, emanando un fascino senza eguali.

Felice rientro, e se la nave è approdata troppo presto, rimirate qualche foto ricordo e condividetela con gli amici… oggi basta un click!

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Un libro, un volto amico

libri amici

Adoro i temporali estivi, le cicale che di colpo ammutoliscono e sono i tuoni in lontananza a prenderne il posto, brontolando cupi mentre il cielo si sporca di macchie scure. E quell’odore, un attimo dopo, di terra bagnata, con le foglie che luccicano e dondolano per via del vento che si solleva, ad accompagnare piccole burrasche.

È in questi momenti che, in pace con il mondo, adoro leggere, nella mia terrazza fiorita (lo è in ogni stagione, a suo modo), con i sensi all’erta per assorbire tutto il bello fuori dalla porta.

Oggi ho curiosato in un libro del ’93, di Daniel Pennac, intitolato Come un romanzo. Vi regalo un piccolo brano che mi è piaciuto molto e che di certo piacerà anche a voi che amate leggere…

“Se dovessimo tener conto delle letture importanti che dobbiamo alla Scuola, ai Critici, a tutte le forme di pubblicità e, viceversa, di quelle che dobbiamo all’amico, all’amante, al compagno di scuola, vuoi anche alla famiglia – quando non mette i libri nello scaffale dell’educazione –  il risultato sarebbe chiaro: quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l’invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici.”

E, ancora:

“Quando una persona cara ci dà un libro da leggere, la prima cosa che facciamo è cercarla fra le righe, cercare i suoi gusti, i motivi che l’hanno spinta a piazzarci quel libro in mano, i segni di una fraternità. Poi il testo ci prende e dimentichiamo chi in esso ci ha immersi: tutta la forza di un’opera consiste proprio nel saper spazzar via anche questa contingenza! Eppure, col passare degli anni, accade che l’evocazione del testo faccia tornare alla mente il ricordo dell’altro: alcuni titoli sono allora di nuovo dei volti.”

Ebbene, con addosso il profumo di pioggia estiva e nella mente tanti libri-amici letti e mai dimenticati, dedico questo brano di Pennac a tutti quei volti che restano nel cuore insieme a titoli e autori, a frasi sottolineate e condivise, a parole che tante volte mi sono rammaricata di non aver scritto io.

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