Innamorarsi di un libro, non poterne più fare a meno, divorare le pagine come un affamato che dopo tanto digiuno ha la fortuna di un inaspettato tozzo di pane: vi è mai capitato?
A me sì, più di una volta, anzi, innumerevoli volte: in un o scaffale della mia grande e ricca libreria, stanno in bella mostra proprio i miei amori, le mie piccole grandi droghe che nel tempo si moltiplicano e che riprendo in mano per ritrovare brani, frasi, passaggi che in me hanno lasciato il segno.
Stavolta si tratta di un libro che ho trovato per strada, accanto ai cassonetti, forse fuoriuscito da una busta, non saprei.
Data di pubblicazione 1952, Arnoldo Mondadori Editore. Titolo Quaderno proibito, di Alba de Céspedes.
“Ho fatto male a comperare questo quaderno, malissimo. Ma ormai è troppo tardi per rammaricarmene. Il danno è fatto. Non so neppure che cosa m’abbia spinto ad acquistarlo, è stato un caso. Io non ho mai pensato di tenere un diario…”
Un quaderno acquistato per caso, senza una precisa ragione, e tutta la vita cambia. Perché scrivere un diario costringe a guardarsi dentro, a riflettere, a distinguere le cose priva d’importanza da quelle importanti, a osservare tutto con altri occhi scovando ciò che forse non avremmo visto…
“Io non rammento d’essere stata padrona di scegliere tra il mio bene e il mio male”, scrive la protagonista, ed è proprio affondando le mani nel suo passato e nel presente che riesce a scoprire la sua vera essenza.
Quelli della mia generazione, leggendo Quaderno proibito, potrebbero farsi male. Perché capirebbero tante cose sulla loro madre, cose che trovavano stupide, magari dettate da una morale troppo rigida, o addirittura ipocrita. Invece, in queste pagine, affiora una comprensione nuova, inaspettata, e un bisogno di chiedere scusa alle donne che hanno messo su famiglia tra gli anni ’50 e ’60. Perché hanno faticato davvero, senza poter dire a nessuno ciò che stava alla base di quella fatica: le rigide regole dell’educazione, il timore di fallire, di avere una opinione differente da quella opportuna, di non dare il giusto esempio ai figli e per questo mettere a tacere ogni desiderio d’altro.
Questo libro è un piccolo forziere che contiene infinite verità, non un romanzo. Una voce che forse non avremo mai il coraggio di far sentire alle nostre anziane madri, ma che ce le farà amare di più, insinuando il senso di colpa di chi avrebbe dovuto capire, andare oltre le apparenze e i facili giudizi.
Non lo troverete facilmente, ne è rimasta qualche copia in vendita on line a un prezzo piuttosto alto. Ma se vi capitasse di incontrarlo in una bancarella dell’usato, o abbandonato per strada così com’è capitato a me, beh sappiate che avete di fronte a voi un dono. E, dopo averlo letto, scrivetemi per raccontarmi che cosa avete provato…
Vi aspetto.