È bella la solitudine, quando non è compagna di vita ma necessità, scelta serena. È bello quel silenzio che la circonda, quel non dover parlare o muoversi ma limitarsi ad ascoltare l’assenza di qualunque cosa che non sia pensiero privato. Perché temerla? Perché non provar piacere a sguazzarci dentro coccolandoci un poco, in un dialogo intimo privo di giudizi, fatto di indulgenza, di dolcezza e pazienza…
Una passeggiata tra le colline dell’anima, a cercare un fiore in quel deserto di niente che crediamo di possedere in noi quando non siamo amati: e perché non amarci un poco di più noi stessi? Perché tanto affannarsi divenendo compiacenti, elemosinando approvazione e carezze, se possediamo in noi quel tesoro che ci occorre? Perché, in cerca di oasi dalle fresche sorgenti, ci si accontenta poi di bere sabbia?
Star bene con se stessi: questo è il trucco per condividere la vita con qualcuno che non paghi il prezzo dei nostri bisogni…
E ritagliarsi uno spazio per continuare a star soli, quando ci va. Per annaffiare quel fiore nato dal deserto, e guardarlo con occhi materni crescere e sbocciare.
Mi piace il mare d’inverno, con le conchiglie vomitate sulla riva da un’onda irascibile. Mi piace la collina in autunno, spoglia e colorata di sfumature ocra. Mi piace l’odore della terra bagnata, quando finalmente smette di piovere dopo giorni e giorni di rigagnoli e pozzanghere per la via. Mi piace la melodia delle cicale nei pomeriggi d’estate, quando la città si svuota e ti senti unica sopravvissuta. Tutto questo è mio, è vostro, e non ha bisogno d’altro che di attenzione, perché diventi ciò che ci serve quando crediamo di non aver più nulla.