Susanna Trossero

scrittrice

Amici di penna

on 7 Novembre 2012

Avete mai avuto, in gioventù, amici di penna? Io sì. Un ragazzo di Sturno, appassionato di scrittura e interessato al giornalismo, poi un giovane scrittore colombiano che mi aiutava perfezionare il mio spagnolo scolastico, e una dolcissima ragazza del nord Italia che scriveva dei versi bellissimi.

Le care vecchie lettere, la scelta della carta e del colore, la busta chiusa da aprire facendo attenzione a non rovinarla troppo, il francobollo particolare da conservare: tutto, oltre al contenuto della missiva del momento, era prezioso. Anche l’odore perché, suvvia confessiamolo, quelle buste chiuse le abbiamo addirittura annusate, non è vero?

Non vi erano, in questo scambio, le non verità sulla propria persona, sui propri sogni, sul vissuto del quotidiano. Era naturale aprirsi per farsi conoscere, e non era previsto il desiderio d’essere qualcun altro. Non so se questo dipendesse dal fatto che eravamo ragazzi e dunque più “semplici”, se vogliamo, ma così era. E ricordo con simpatia lo scambio immediato di foto per dare un volto e dei connotati all’amicizia nascente. Le ho addirittura conservate, quelle foto e quelle lettere, e ricordo con affetto l’incontro per conoscersi davvero, quando ciò è stato possibile.

Oggi abbiamo fatto passi da gigante, ed eccolo là lo schermo del computer: gli amici di tastiera sono altrettanto spontanei? Si muovono con la stessa naturalezza, adesso e con questi mezzi, o tutto è davvero cambiato? O ancora, più semplicemente, sulla tastiera si muove più spesso un mondo di adulti insoddisfatti e confusi? Vi invito a leggere il divertente resoconto a puntate della personale esperienza di Mirtilla (che in rete cercava invece l’anima gemella), sul blog magazine GraphoMania.

Ironia a parte, ci muoviamo in un universo di anime in cerca di sogni da sognare, e non è detto che la rete sia la bacchetta magica, poiché spesso sono grandi i fraintendimenti. Conosco persone fortunate che in rete hanno trovato l’amore o grandi amicizie, e ne conosco che sono incappate in situazioni enigmatiche o deludenti. Come nella vita vera. E, come nella vita vera, negli scambi una regola essenziale suppongo sia l’essere se stessi, fin dal primo momento: questo dovrebbe essere il vero “motore” che muove i fili di un incontro, di una penna o le dita sulla tastiera. Altrimenti, l’amicizia virtuale rischia di rappresentare l’assenza di una presenza, di uno sguardo, di una  storia, di una voce. Io, in rete, ho trovato parole che lasciano il segno, espressione di pura letteratura di cui abbeverarsi senza averne mai abbastanza. Ma anche equivoci che l’assenza di cui sopra può facilmente creare…

“Platone è mio amico, ma la verità è ancora più mia amica” si è detto tante e tante vite fa; voi che ne pensate? E possibile anche in questo strano nuovo “mondo”?


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