13 marzo. Le restrizioni si sono inasprite da pochi giorni: ora restano aperti solo pochi esercizi commerciali, quelli necessari a garantire beni di prima necessità per noi e per i nostri amici animali. E anche in questi luoghi, vi si entra nel rispetto delle distanze di sicurezza e pochissimi per volta.
Guanti e mascherine (oramai introvabili), timore dell’altro, reclusione. Quarantena.
Per strada nessuno, un decreto impone di non uscire e chi lo fa deve avere una seria necessità, pena denuncia, sanzioni, arresto. Siamo in guerra. La guerra al virus.
Oggi, nel nostro paese, si contano i caduti e i numeri stanno qui: Coronavirus, contagiate 133.101 persone: 4.949 i morti.
In questa reclusione forzata, ci si distacca da una realtà che fa paura tuffandosi in film, serie tv, scrivendo o leggendo. E io ho divorato la storia autobiografica di Alice Sebold (ricordate Amabili resti?), dal titolo Lucky. Alla parola fine, ho capito una cosa: la regola del “quando un’amica è parte integrante di te, non desideri per lei alcun male né male le faresti”, prevede una eccezione. Si perché non vuoi che soffra a meno che…
A meno che non ti capiti tra le mani uno di quei libri dalle tre D:
- Drammatico
- Doloroso
- Dilaniante
Sì, un libro che ti rapisce, che provoca contrazioni allo stomaco, che ti strattona l’anima e che per questo non puoi più lasciare se non alla parola Fine.
Ce ne sono, di libri così. E più ti fanno male più vorresti cederli alla tua amica di sempre, garantendole il tuo medesimo malessere. E lacrime.
Un libro cambia le regole, e permette a due amiche del cuore di regalarsi a vicenda momenti di sconforto senza sensi di colpa. Anzi, all’opposto, ricevendone gratitudine per l’avvincente lettura suggerita.
La mia quarantena è dunque cominciata con Lucky, di Alice Sebold. Proseguirà con Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli, candidato al Premio Strega 2020.
E la vostra?
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