Susanna Trossero

scrittrice

Il mio fiore all’occhiello

on 9 Maggio 2019

Ultimo giorno di scuola, e l’aula si svuota dei sorrisi, delle condivisioni, delle mille idee e di tutta quella creatività e vivacità intellettuale che – ne sono certa – per molto tempo resterà nell’aria. E non saranno le finestre aperte sulla primavera a disperdere quell’immenso bagaglio che ho avuto l’onore e il piacere di respirare anche io.

Ogni luogo conserva un poco di ciò che lo ha abitato, delle storie che ha conosciuto, degli stati d’animo o dei sogni.

Sì, sogni. Perché chi scrive, è ancora capace di sognare.

Non si tratta del mero desiderio di una pubblicazione, io parlo di ben altri sogni, di qualcosa di molto più profondo che in qualche modo emerge da ogni pagina e che in ogni pagina resta per sempre, anche quando il sogno cambia o cambia chi lo aveva dentro di sé.

Non tutti siamo capaci di rileggere, dopo anni, ciò che anima e fantasia hanno regalato al foglio bianco: rivedersi nudi dopo esser stati capaci di rivestirci dell’armatura a noi più congeniale, significa non dimenticare. Ignorare. Fingere che mai sia accaduto.

È uno specchio, la scrittura: non sempre rimanda l’immagine che più ci fa star meglio. Ma quel non dimenticare è importante: non dobbiamo ignorare chi siamo o siamo stati poiché ci sarà sempre d’aiuto per comprendere appieno chi vorremo essere domani.

Di armature, in classe, ne ho viste cadere; volti e nomi grazie a ciò sono e saranno sempre in me tatuati.

Un corso di scrittura è anche questo: condividere parole che vanno al di là della carta e che neppure sono state realmente pronunciate né mai scritte.

È andare oltre le lezioni, gli esercizi, le correzioni, le risposte alle domande. È vivere mescolandosi agli sguardi e al mondo interiore di persone che speri di non perdere per strada.

È un fatto intimo che sebbene in parte diviene “pubblico”, intimità crea mentre le stagioni scorrono veloci fuori dai vetri.

Quando arriva l’ultima lezione, in me il ricordo della prima è ancora fresco: ciò significa che mi mancherete, ma a tutti voi – e mi rivolgo ad ogni classe – chiedo di non smettere di vivere in quell’angolo privato che necessita di tempo e spazio. Ne vale la pena, e credo lo abbiate capito ascoltandovi l’un l’altro, commuovendovi o divertendovi.

Suscitare emozioni è lo scopo e voi tutti, ognuno a suo modo, lo avete saputo fare.

Per me, siete già degli scrittori.

Il mio fiore all’occhiello che mai appassirà.


15 Responses to “Il mio fiore all’occhiello”

  1. Patrizia Ometto ha detto:

    Cara maestra, mi hai commossa, ancora ricordo il primo giorno di corso, immobile con gli occhi fissi sui tuoi nel cercare di capire se potevo fidarmi. Mai una volta mi sono voltata per guardare chi stava dietro la mia nuca. “Sicuramente sono fuori luogo qui dentro, non ho mai scritto “ mi diceva la mia testa. “Fidati” diceva il mio sesto senso. E mi sono fidata. Grazie maestra.

    • Susanna ha detto:

      Pensa, cara Patrizia, da quel giorno sono passati 3 anni! Volati via ma densi di tante cose e di momenti d’ogni genere che rendono indimenticabile questo mio percorso con voi. Perché anche gli insegnanti compiono un percorso, durante il quale voi allievi riuscite a dare davvero tantissimo!

  2. Emanuela ha detto:

    Alla mia maestra vorrei dire che dopo tre anni di scuola, condivisione, sorrisi, lacrime, divertimento puro posso dire di essere una persona migliore. Non solo ho trovato il coraggio di vivere attraverso personaggi inventati ma ho capite molte più cose di me stessa. Grazie per la pazienza, la fiducia che hai riposto in noi.

    • Susanna ha detto:

      “Ho capito molte più cose di me stessa”, hai detto, e non sai che tasto hai toccato! Perché è ciò che spero sempre quando incontro persone attratte dalla scrittura che decidono di dedicare un po’ del loro tempo al lasciarsi andare ad essa. Conoscersi più a fondo significa aprirsi a noi stessi e agli altri, e ciò è sempre un fatto positivo, una fonte di ricchezza!

  3. Sandro ha detto:

    È stato un po’ come andare in analisi. Imparare ad ascoltare qualcun altro leggere quello che pensavo di aver scritto solo per me, è stato difficile quasi quanto imparare a scrivere quello che provo. Sul serio. Anch’io ricordo quelle prime lezioni. Ricordo uno che diceva di non avere fantasia… un’altra che qualsiasi cosa scrivesse mi divertiva, l’altra ancora che ricamava parole.. e tutti, senza esclusione, capaci di trasferire emozioni. Mica una cosa banale. Ricordo una Maestra sulla cattedra, armata di tanta di quella pazienza che spesso ho pensato “ma chi glielo fa fare?”. La risposta a quella domanda, un po’ cialtrona lo ammetto, è proprio nello scritto di questa pagina. Cara Maestra.

    • Susanna ha detto:

      Sandro carissimo, è talmente bello ciò che dici da farmi deglutire come quando una emozione ci sorprende e cerchiamo di contrastarne gli effetti. Ma contrastare non è necessario: il fatto che hai compreso fino in fondo trovando la risposta alla tua domanda, mi regala tanto e allora via libera alle emozioni!

  4. Damiano ha detto:

    Non posso che riproporre quanto ho già avuto occasione di esprimere altre volte.
    Me lo ricordo, l’inizio, tre anni fa.
    Pensavo di non saper scrivere se non del mio vissuto, restando in superficie, evitando accuratamente di scendere in miniera. E la fantasia poi? Che roba è? E invece sei arrivata tu, maestra, e voi tutti “narratori seriali”.
    Ed è cominciato il gioco. Un bellissimo gioco che non finirà più. Perché la verità, la mia verità, questa è. Andando avanti, piano piano, sono arrivato alla conclusione che scrivere, saper scrivere, imparare a scrivere, alla fine è servito ad altro.
    E’ servito, tanto per dire, a conoscere e farmi conoscere da una dozzina di sconosciuti, mai visti prima ma ai quali difficilmente potrò rinunciare d’ora in poi. Perché? Semplice.
    Perché ho raccontato e ci siamo raccontati cose che raramente, forse mai, abbiamo avuto il coraggio di confidare ad altri. E lo abbiamo fatto scrivendo.

    • susanna ha detto:

      Magnifica grande verità: la scrittura come ponte che ci aiuta a raggiungere altri. Altri mai troppo lontani realmente, ma che senza quel metaforico ponte avremmo lasciato là, sull’altra sponda, insieme a ciò che di noi tenevamo in soffitta.

  5. Silvana ha detto:

    Grazie carissima maestra. anche per me è stato importante ricominciare a scrivere dopo dieci anni da quando avevo “appeso la penna al chiodo”

  6. Silvana ha detto:

    Grazie carissima maestra. anche per me è stato importante ricominciare a scrivere dopo dieci anni da quando avevo “appeso la penna al chiodo”!smesso il lavoro,smessa la scrittura…ma riprendere scrivendo di me stessa e non più riportando fatti accaduti è stato un tuffo nel mio cuore e nella mia anima. Spero tanto di trovare la forza per continuare. Grazie davvero di quanto ci hai donato e delle energie che hai investito in noi. Non ti dimenticheremo certo!

    • susanna ha detto:

      Mia cara Silvana, è stato per me un grande onore conoscerti e scoprire la grande penna che sei stata e sei rimasta. Non ti servirà cercare la forza per continuare a scrivere: tu l’hai dentro, fa parte di te e sono certa che ci riserverai ancora belle sorprese!

  7. Elda ha detto:

    Cara Susanna, io sono e sono sempre stata di poche parole e non credo che ora posso cambiare. Mi piace più ascoltare e, come hai solo tu notato , il mio sguardo parla per me.Scrivere mi piace, ma affido alla pagina solo i mieipensieri e soprattutto i miei dolori, scrivere serve per sopravvivere.I nostri incontri sono stati per me molto importanti, vi ringrazio tutti e a te Susanna voglio tanto bene.

    • susanna ha detto:

      Il tuo sguardo, è vero, racconta tante cose e aiuta a conoscerti, a scoprire quanto sai essere ironica per esempio! Trovo molto bella la tua affermazione: “scrivere serve per sopravvivere” e non posso che essere d’accordo con te, la scrittura è una meravigliosa zattera, un porto sicuro quando il mare è in tempesta… Grazie per l’affetto che mi dimostri.

  8. Paola ha detto:

    Cara Susanna, anche io come tanti di voi che hanno seguito questo percorso, ho ben impresso il primo giorno, anche io ero timorosa ma allo stesso tempo emozionatissima! È stato bello conoscere te, Susanna e tutti i Narratori seriali e avere la certezza che rimarrà per sempre un legame forte, per ciò che abbiamo condiviso, tutti insieme, in quell’aula! Grazie di cuore! E mi raccomando non perdiamoci di vista!!!!

    • susanna ha detto:

      Io Paola, di te ho impresso il primo scritto: ci hai sbalorditi tutti per la tua capacità di ricamare con le parole! Ciò che in quell’aula abbiamo condiviso va ben oltre un corso, è vero, e sono certa che renderà naturale non perderci.

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