Susanna Trossero

scrittrice

Siamo tutti responsabili

on 4 Luglio 2022

Ho tanti libri da leggere, alcuni mi sono stati regalati e altri li ho trovati in quei luoghi in cui un libro viene lasciato perché altri se ne prendano cura adottandoli.

Mi capita di “raccogliere” vere e proprie perle incredibilmente belle, a volte quasi introvabili, o di lasciarmi catturare da romanzi sconosciuti, leggeri o no che importa: è l’impatto a decidere sulla nostra eventuale relazione d’amore.

Ho trovato di recente una vecchia edizione de Il Gattopardo, che mi è piaciuta molto e mi ha fatto venir voglia di rivedere anche il film!

Pensate che il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa fu pubblicato dopo la sua morte perché rifiutato dagli editori… Uno dei più grandi romanzi della letteratura mondiale, rifiutato da Einaudi e Mondadori con una lettera scritta da Elio Vittorini – che era per entrambe le case editrici il selezionatore delle opere – il quale sostenne che lo stile era un po’ “vecchiotto”, più vicino all’ottocento (siamo nel 1956). Inoltre lo giudicò schematico, affrettato, con troppe parti storiche che ne rendevano squilibrata la costruzione. Ma per capire meglio la questione del rifiuto, bisognerebbe leggerne la storia, che io ho trovato qui: Vittorini e il rifiuto del Gattopardo (altritaliani.net) ed è interessante capire ciò che vi sta dietro.

In definitiva però, chiunque ci fosse dietro la lettura del manoscritto, siamo davanti a un curioso paradosso, visto che il romanzo – pubblicato postumo da Feltrinelli – vinse anche il Premio Strega, ma Vittorini anche in quel caso definì il libro non all’altezza e disse anche che non apportava niente al tempo. Sciascia trovò coerente il rifiuto di Vittorini al romanzo che divenne un capolavoro mondiale, ricordando che quest’ultimo non poteva apprezzare un testo che non corrispondesse ai canoni della propria poetica! Dove voglio arrivare?

Beh, se ve lo state chiedendo, ve lo spiego: quando si giudica un romanzo non da lettori ma per deciderne la pubblicazione, non si può partire dai propri gusti o canoni, è scorretto. Si deve giudicare la validità indipendentemente dal resto, e la validità non è data dal genere o dai canoni preferiti ma da un’insieme di tasselli che vanno ben oltre: l’uso delle parole, la costruzione, la capacità di spingere ad andare oltre creando aspettative e coinvolgimento, il ritmo, la psicologia dei personaggi, l’emozione che suscita, la capacità di condurre il lettore nell’ambientazione e dentro la storia, nonché lo stile, che deve amalgamarsi con tutto questo.

Ciò che ne viene fuori, anche trattandosi del più grande capolavoro, non piacerà a tutti. Perché se non è corretto decidere se un’opera è pubblicabile basandosi sui canoni della propria poetica, è altrettanto vero che dopo la pubblicazione è il lettore ad avere diritto di giudicare in base alle sue preferenze. Lui sì. Perché ogni libro che nasce avrà un suo pubblico di estimatori e uno che storcerà il naso, è normale.

Di rifiuti famosi ce ne sono tanti, e approfondirò volentieri l’argomento in seguito, ma vorrei concludere questa mia riflessione ricordando che oggi, al contrario, per seguire leggi di mercato a volte si pubblicano libri di dubbio valore letterario e anche questo è triste, sebbene si sia tutti consapevoli che il libro non è più solo strumento per diffondere bellezza o cultura, ma merce da vendere. E, ricordiamolo, meno persone ameranno la lettura, meno si investirà sul talento. Siamo tutti responsabili.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.