Susanna Trossero

scrittrice

Venti sfavorevoli

on 25 Aprile 2015

Is Solinas

C’erano mattine in cui non potevi aprire la finestra a causa della fabbrica per la lavorazione del tonno. Il vento spesso sfavorevole, seppure a quell’ora ancora brezza, accompagnava fino a noi quell’insopportabile odore al momento della colazione, e la piacevolezza dei piccoli tranci di tonno sott’olio sul piatto del pranzo appariva piuttosto distante da quell’olezzo mattutino.

Uscivamo tutte piuttosto presto, in un risuonare di tacchi per le scale e di saluti, e di “ci vediamo a pranzo” perché anche l’orario del rientro suppergiù ci accomunava.

Ognuna di noi aveva una camera arredata di intimi bagagli: una foto sulla cassettiera, un oggetto appartenuto a un passato ancora troppo presente, un ninnolo regalatoci da chi stringendoci forte ci aveva augurato buona vita. E segreti pensieri, disillusioni difficili da raccontare… Il pudore della dignità, forse, o forse il bisogno di andare oltre, di vivere un presente immacolato, ancora intatto nonostante le ossa rotte.

Avevamo in comune un frigorifero che raccontava vizi o virtù di ognuna, e un mobile nel bagno che dispensava piacevoli profumi – se presi singolarmente – e svelava ogni debolezza o mania.

Ma null’altro, in fondo, ci univa davvero, se non un’ombra che alla sera ci attraversava lo sguardo un po’ a rotazione, oggi una, domani l’altra, e nessuna faceva domande che non voleva ricevere.

La domenica la fabbrica era chiusa, e arieggiavo la stanza quando ormai era giorno da un pezzo, poi raggiungevo chi ogni ombra di me invece conosceva. E allora finalmente era odore di buono, di famiglia, di torte appena sfornate, di spaghetti al peperoncino e di suoni che giungendo alle mie orecchie divenivano musica: vociare di bimbi, posate sui piatti, il coltello che affetta, la caffettiera borbotta, i toni scherzosi, la pioggia che sferza contro la grande vetrata oltre la quale anche i fenicotteri banchettano.

Quei pomeriggi indolenti poi, a parlare di niente o di verità confessate, mentre il cielo cambiava colore e nulla più si aveva da rimpiangere…

Tornava il lunedì, con il vento sfavorevole e l’olezzo proveniente dalla fabbrica, con il futuro che appariva sempre troppo lontano e invece era là, in attesa, a due passi da me.

A te, e alle nostre domeniche di dolci parole e spaghetti piccanti


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