Susanna Trossero

scrittrice

Provincialismo o vita vera?

on 11 Maggio 2012

Strano, camminare per le strade di una città che da ben cinque anni mi ospita, e non incontrare mai amici o conoscenti; strano non sentire un ciao per le vie affollate del centro o mentre metto nel carrello i cestini di fragole in offerta, quelle rimpinzate di ormoni e fatte maturare per forza.

Facce nuove ogni giorno, in città, e se ne incontri una che ti pare familiare ti senti quasi fortunata. Se poi invece arriva addirittura un saluto, allora è un giorno speciale!

Cresciuta in una piccola cittadina di provincia, a sud della Sardegna, trovavo naturale il costante contatto umano. Così naturale da non farci più caso. Bisogna allontanarsene per comprenderne l’importanza e la bellezza: la città tende a isolarti, a rubarti il tempo, a  trasformarti in un anonimo volto tra tanti, e quei ciao per la via ti mancano, ti manca addirittura la noia, l’esser padrona del tuo tempo, la semplice vita di provincia, quella che tanto contestavi soprattutto in gioventù.

Quanto spesso si dà connotato negativo alla parola “provincialismo”?  Arretratezza, chiusura, banalità… è davvero soltanto questo?

Sciascia dice che

“Provincialismo non è il vivere in provincia, conoscere e rappresentare quella vita. È invece serrarsi nella provincia soddisfatti di quel modo di essere con regole e comportamenti, e senza guardar “fuori” con curiosità, a cercar stimoli, a conoscere. A Roma, Milano, Parigi, si può essere più provinciali che in Sardegna, Sicilia, Friuli.”

E avete mai letto Pavese? Ha scritto – fra le tante – una frase che io trovo bellissima e che mi fa pensare a ciò che provo quando torno a casa:

“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nella terra, nelle piante, c’è qualcosa di tuo e che anche se non ci sei resta ad aspettarti.”

Dedicata a tutti coloro che, come me, hanno trovato altrove la vita che desideravano, ma che non dimenticano né sminuiscono la terra dalla quale provengono, le persone che ancora ci vivono e   l’accoglienza che queste a loro riservano quando vi tornano.

Grazie Amici miei,

Susanna

 


8 Responses to “Provincialismo o vita vera?”

  1. Mazzella Frida ha detto:

    Cosa ti devo dire? La mia piccola città mi manca ogni giorno di più, anche se ormai son passati vent’anni, la mia vita la svolgo sempre in una città (così la definiscono) dove tutti sanno tutto di tutti, ma non si interessano se stai bene o male, mi manca sempre la mia terra. Quel passeggio tra la folla dove ci si conosceva tutti, quella panchina dove sicuramente trovavi quelli della tua “cricca”, dove sono? Adesso vivo in una città dove se ti muore un dirimpettaio dello stesso pianerottolo, nessuno si preoccupa. Gli amici sono quelli che la mattina trovi al bar per un caffè, ma che se non ti vedono per una settimana non si preoccupano. Ognuno vive per lavorare, niente altro. Eppure anche se mi manca, ogni volta che torno nella mia terra dopo qualche settimana incomincio ha smaniare, mi manca la quotidianità della mia casa, quella dove sono nati i miei figli, quella che comunque odio, dal più profondo del cuore, rivoglio il mio mondo! So di essere contorta, ma son fatta così. Vorrei poter dire, fermate il mondo voglio scendere! Ma la vita è anche questa, adesso mi rendo conto che forse sto pagando per degli errori commessi in gioventù, già non dovevo partire. Tu lo dicesti, ma io non ti ho dato retta. Se potessi comunque tornerei da dove sono venuta, ma di una cosa cosa sono certa…tornerò, in un modo ho nell’altro, tornerò.

    Ciao sorellina.

    • susannatrossero ha detto:

      Chi parte dovrebbe farlo per migliorare la propria condizione lavorativa o affettiva quando segue il cuore. Ma se si parte per “fuggire” allora qualunque porto in cui si arriva non renderà felici, perchè a se stessi non si sfugge mai. Ecco perchè tu non senti di avere una giusta collocazione in nessun luogo…
      Le tue parole sono impregnate di nostalgia e di amarezza, ma non dovresti. Ogni scelta ha un prezzo ma ha anche lati positivi: nel tuo caso hai costruito tanto, non dimenticarlo,
      Non esiste il luogo giusto dove “tornare”, esiste quello in qui vale la pena di restare.

  2. Gra ha detto:

    Quizás,yo podría decir con cierto grado de prudencia lo siguiente…, si  le preguntáramos a cualquier persona que pertenezca o transite en una gran ciudad, cúales son sus ventajas y descepciones, ellos se limitarían a responder brevemente mencionando por ejemplo : su oferta laboral asegurada con múltiples opciones a mejorarlo,su amplio acceso a un sistema de salud ultra moderno,una muestra interminable de eventos culturales,sociales,deportivos y para finalizar la suerte de ser ” fantasma”. Ahora si le hiciera ésta pregunta a alguien provinciano por estirpe y pertenencia  yo estoy en posición se asegurarles que  sus respuestas serían similares a éstas afirmaciones : ….todos los días de tu vida sos acariciado por los saludos de tus amigos de la infancia,tus maestros del pasado que no te olvidan, tu propio médico que te pregunta si estas mejor y hasta tus ex novios , con los cuales te saludas con afecto o te cruzas de vereda jajaja. También puedes hacer tus compras olvidando tu billetera,con seguridad regresas a tu casa con tus manos repletas de alimentos; paseas a tu perro sin correa y como todos lo conoce el les mueve su cola con gran alegría y hasta puede ocurrirte que pasas por la oficina del correo y el empleado te llama a los gritos dandote la noticia que ha llegado tu carta  tan esperada que te ahoga de emoción .
    Ahora , puedo decirles que vivir en un pueblo puede transformarse en un escenario difícil,exigente,vertiginoso emocionante para algunos personajes ,como los estudiantes que quieren escaparse de sus escuelas llamados por el aroma de los árboles  y el calor mágico atrayente de la primavera que llega sin pedir permiso; o para los amantes que deben planificar sus encuentros furtivos con extremo cuidado para no ser descubiertos, aumentando ésto su adrenalina ,convirtiéndolos en cuerpos  desbordados y consumidos por una  pasión inimaginable.
    En algunas momentos  se convierte en el refugio  perfecto para ocultar un viejo pasado que  ha dejado tu alma herida,o si llegas en busca de una nueva identidad o eliges perder tu memoria………………….. . Creo que  con éstos hechos mencionados ,yo diría que vivir  y ser Provinciano es “Extraordianrio”; ¿ no les parece?….

    • susannatrossero ha detto:

      Traduco volentieri per tutti voi il commento dell’amica argentina, perchè ritengo sia molto interessante e bello.

      “Forse, con estrema cautela, potrei dire questo: se si dovesse chiedere a chiunque stia vivendo una grande città, quali sono i vantaggi, le risposte sarebbero più o meno la maggiore offerta di lavoro, una possibilità in più perché il lavoro stesso abbia possibilità di miglioramenti, ampio accesso a un sistema sanitario più efficace, ampi stimoli culturali, sociali, sportivi e, infine, la possibilità di essere “fantasma”. Ora, se le stesse domande si fanno a chi invece vive in provincia, è improbabile che le risposte siano le stesse.
      Ma…Ogni giorno della vostra vita sarete accarezzati dai saluti dei vostri amici d’infanzia, incontrerete i maestri di un passato che non si dimentica mai , il vostro medico curante si preoccuperà di domandarvi se state meglio, i vostri ex-fidanzati vi incroceranno sullo stesso marciapiede e se lo vorrete potrete salutarli con affetto. Sarà anche possibile andare a far spese pur avendo dimenticato il portafoglio, e potrete comunque tornare a casa con le mani piene di cibo. In provincia si cammina con il cane senza guinzaglio e lui agiterà la coda incontrando conoscenti, e può accadere anche che facendo un salto all’ufficio postale l’impiegato chiami a gran voce per dirvi che la lettera che tanto stavate aspettando è finalmente arrivata, condividendo con voi l’allegria. Ora, posso dirvi che vivere in una grande città può rappresentare una scelta difficile, impegnativa, anche se eccitante per alcuni versi, come ad esempio per gli studenti che vogliono fuggire dalle loro scuole richiamati dal profumo degli alberi, dal caldo e dalla magia seducente della bella stagione, senza rischiare di essere scoperti, o per gli amanti che devono pianificare i loro incontri furtivi con estrema cura per evitare di essere scoperti, travolti e consumati da una passione che si può immaginare.
      In alcuni momenti diventa il luogo ideale per nascondere un passato antico che ha lasciato la tua anima ferita, o se si arriva in cerca di una nuova identità per scegliere di perdere la memoria . Nonostante questo, io penso che vivere in provincia o essere provinciali sia davvero straordinario, non vi pare?”
      Gra

  3. PLM ha detto:

    Che dire…. Io
    nato e cresiuto a Roma in una di quelle borgate popolari dove per i cortili
    cresci con i tuoi amici. Cortili nei quali a controllare quelle avventure condivise e costuite magari anche con una
    scatola di cartone non c’era solo mia di mamma, ma la mamma di Fabio o quella
    di Alessio, se le altre magari fossero occupate con la cena o con qualche
    camicia senza un bottone.

    É passato un pó,
    é vero, ma una volta quello spirito di comunitá “provinciale” c’era anche nella
    mia cittá. Lo spirito di comunitá é qualcosa a cui tutti fanno riferimento con
    nostalgia ma che si é pronti a dimenticare difronte alla porta del vicino.

    Per concludere io
    che da Roma me ne sono andato per una cittá di provincia credo che  il mio “paese”, tanto per riprendere la citazione,
    lo faccio io. Lo facciamo noi

    • susannatrossero ha detto:

      Interessante contributo di un “cittadino” che dimostra quanto un quartiere possa essere considerato un piccolo angolo di provincia, grazie ai suoi abitanti, al modo di vivere delle persone. Forse PLM, hai ragione tu: il nostro paese siamo noi a farlo! Grazie per essere passato in questo piccolo quartiere di amici, torna a trovarci e raccontaci del tuo nuovo paese, ti aspettiamo 🙂

  4. Simonetta Porrà ha detto:

    L’inverso

    A volte penso che sia stato tragico il mio
    trasferimento  da Cagliari a un piccolo
    paese di provincia. Sono arrivata in questo paese per amore e ho scoperto di aver
    lasciato tutto quello che per me allora era importante. La mia famiglia di
    origine tanto chiassosa e piena, i miei amici, i miei conoscenti, la mia vita
    di “prima”. Quando si nasce in una grande città il “vicinato” è come un piccolo
    paese, ci si conosce a volte ci si ama, altre ci si rispetta e altre ancora ci
    si odia, ma non si è mai indifferenti. Il resto della città

    Poi il paese con le sue abitudini, i suoi ritmi poco
    frenetici ti prende e ti abitui …. Trovi  normale trovare parcheggio sotto casa, avere
    il bambino che rientra da solo da scuola sino a casa e che gioca per strada
    senza alcun pericolo.

    A poco a poco impari ad amare il tuo guscio nuovo e formi
    così una grande famiglia rumorosa che assomiglia alla tua vecchia….
     

    Simonetta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.