Susanna Trossero

scrittrice

Incontri

Incontri

Incontri. Non cibo per l’ego, non vanità, ma incontri.

Fin da giovanissima, ho scoperto la malia della conoscenza dell’altro. I pensieri, i sogni i segreti custoditi dalle altrui anime, sono ricchezza. Aprirsi al mondo, interagire, sospendere il giudizio, comprendere, cercare analogie (e sempre se ne trovano).

Empatia.

Ero la scrivana delle amiche, in quegli anni di emozioni nuove. Ci stavamo affacciando alla vita, non ancora diciottenni: passioni e romanticismi avevano la meglio, slanci e grandi amicizie, ma anche incomprensioni con gli altri. Così accadeva che alcune mie coetanee, prese da rabbia o emozione, non riuscissero a risolvere situazioni, a esternare le loro motivazioni o recriminazioni, a chiedere scusa o a mettere l’altro in condizioni di farlo. Insomma qui entravo in gioco io: mi spiegavano il problema e io tentavo di risolverlo scrivendo per loro conto delle lettere. Quanti problemi risolti o affrontati, quanti sono stati convinti a proseguire una storia, quanti a interromperla, quanti sono stati demoliti nel loro amor proprio e quanti attratti facendo leva sul loro ego, non lo ricordo, ma ricordo ciò che può fare una lettera, quale potere abbia.

Negli anni, la scrittura è diventata il mio vivere, il mio tempo, il mio nuovo modo di osservare e interagire con il mondo fuori di casa e con quello che vive dentro di me, e grazie a ciò ho conosciuto persone eccezionali.

Incontri. Dai nomi sconosciuti che sempre riservano grandi sorprese, a chi con il suo nome ha lasciato il segno per sempre, nel mondo delle parole.

Impossibile dimenticare gli sguardi struggenti delle donne di una casa protetta, vittime di violenze e abusi che ti tagliano fuori dal mondo. Donne con le quali ho condiviso il potere terapeutico della scrittura, la possibilità di rinascere esternando sogni che ancora meritano spazio e rispetto. Mai, dimenticherò i loro volti.

E indimenticabile è stato conoscere l’imprenditore rapito nel 1997 Giuseppe Soffiantini, organizzare con lui un mio evento letterario, ricevere dalle sue mani il diario di quei terribili giorni di prigionia in uno scambio per me importante.

Oppure… Bello, interagire con i bambini delle scuole elementari, ascoltare il loro entusiasmo mentre raccontano di libri letti lasciando stupefatti per la loro capacità di giudizio! E che dire dei ragazzi delle scuole medie, esuberanti e timidi al contempo, che mi hanno intenerita con le loro richieste di autografi, ma anche avvolta con quel raccontare di passioni e di libri. Alle superiori, dimostrando una forma di pudore per il loro scrivere, hanno preferito tacere agli incontri e scrivermi in privato, mostrando una fiducia che spero di aver meritato.

Emozionante, ascoltare la bellezza delle parole della nipote di Einstein, che racconta di sé e della storia della sua famiglia, tanto da trasportarmi nel suo mondo con poche semplici parole, durante la presentazione di un libro che racconta di diritti umani.

Affascinante conoscere Carla Vistarini, che come paroliera ha lasciato segno indelebile nella musica italiana, ma non solo. Una incredibile donna il cui sguardo è aperto e la vivacità intellettuale grandiosa! E quante storie ha da raccontare…

Grande è stata anche l’emozione legata al mio ricevimento di un pacchetto preziosissimo che arrivava da una scolaresca dell’Argentina, e conteneva una trentina di letterine scritte per il mio compleanno, vergate a mano, le cui bustine che le separavano l’una dall’altra erano state da loro costruite! Una leggenda del luogo narra che nel giorno del compleanno, alcuni adulti possano rivelare poteri magici, realizzando i desideri dei bambini. Unendo questa convinzione al fatto che reputano gli scrittori persone che di magia se ne intendono, mi hanno eletta “Hada de cumple”, fata del compleanno, e in ognuna di quelle letterine era custodito un desiderio rivelatomi nel mese in cui compio gli anni. Vi era chi mi chiedeva un violino, chi di realizzare il sogno di diventare dottore, ma anche chi mi pregava di far smettere di litigare mamma e papà… Mi sono commossa, sentendomi un’eletta per un simile dono.

Ma i doni sono tanti, se si lascia scorrere la scrittura come acqua limpida nel nostro mondo, senza trasformarla in strumento per cibare ego e vanità.

Incontri. Tutti sono speciali. Quello con la Graphe.it, che mi ha fatto conoscere un’editoria pulita, onesta, appassionata. Quelli che avvengono durante le presentazioni dei miei libri, quelli casuali tra persone attratte da una medesima arte, quelli che si fanno in blog che danno spazio alla bellezza dello scrivere, o quelli che mi è capitato di fare a scuola, mentre insegno scrittura narrativa. I miei Narratori Seriali, allievi adulti e appassionati, mi mancheranno questa estate oramai alle porte: in loro ho visto nascere o svilupparsi ancor di più una passione, quella della scrittura. Passione che li ha di certo accomunati, facendo nascere sentimenti d’amicizia e importanti condivisioni, ma che ha cibato me di aria pulita, di una freschezza avvolgente che spero mantengano per sempre.

Incontri.

Perché scrivere non è soltanto vedere il proprio nome stampato su di un libro. È anche provare a stamparlo sul cuore di chi ci incontra, sperando non si dimentichi più di noi.

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Quando una vita non basta

vistarini

Sette anni di incontri e di libri presentati, di volti sconosciuti o familiari, di parole a raccontare dei perché e “per come” di questa o di quella storia, ma la domanda si ripete spesso e rivela una comune perplessità: “Come fai a raccontare ciò che non conosci?”

E non importa da chi è formulata, giacché l’ho risentita anche ieri, ad una presentazione non mia; Carla Vistarini, che – tra le tante cose che hanno lasciato il segno – ha scritto canzoni indimenticabili e un’infinità di testi per trasmissioni televisive di successo, parlava ieri del suo romanzo appena nato Se ho paura prendimi per mano (edizioni Corbaccio), a un pubblico curioso e attento del quale facevo parte, quando la signora Rita Dalla Chiesa le ha posto con autentico stupore e ammirazione, la medesima domanda, ovvero come fai a scrivere di cose che non hai vissuto, che non conosci.

La risposta è stata tra le migliori da me udite: “Io amo la gente, la osservo, la ascolto…”

Quanto avrei voluto alzarmi in piedi per associarmi a quella risposta! Se non ti guardi attorno, se non osservi, se non ascolti, se non vivi ciò che attorno a te vive, e soprattutto se non cerchi di immedesimarti nel punto di vista altrui e di sospendere il giudizio, non puoi dar vita a personaggi che divengano persone.

In agosto, un’attempata signora mi ha domandato con tono quasi risentito come io abbia fatto a scrivere Adele dando voce a dubbi, crisi esistenziali e intime paure dell’anziana protagonista.

“Sei molto più giovane di me – ha insistito – come puoi conoscere certe cose, se ancora devi viverle?”

Forse è un dono, il provare empatia per ogni essere umano, forse è un dono l’avere fantasia o forse lo è il far proprie le storie che ci passano accanto, il non ignorarle, non so. Io, nei miei racconti o romanzi, sono stata la voce narrante di uomini e donne, di adulti e bambini, di assassini o di persone capaci di provare un odio feroce, di altre con turbe terribili o di un angelo dall’anima pura… Sono stata la vittima di un sequestro o la voce di chi vende il proprio corpo, un barbone o una vedova, e sono stata madre, sebbene io madre non sia. “Nasciamo tutti genitori – ha detto ieri la signora Vistarini – e non importa se lo diventiamo o no, lo siamo comunque”.

Scrivere è vivere un’infinità di vite, nel bene e nel male, è non fermarsi mai alle apparenze, è non stupirsi di nulla, è cercare sempre e comunque di comprendere le azioni o reazioni altrui anche quando non ci appartengono, o quando non le condividiamo.

Scrivere non è per chi galleggia indolente sull’acqua senza porsi domande: è per chi osa trattenere il fiato per raggiungere il fondo, desideroso di scoprire che cosa si nasconde tra la sabbia o le rocce sommerse…

E adesso vi lascio, devo leggere il romanzo di Carla Vistarini!

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Scrittori e lettori

mio blog pirandello 1

Quante cose sono successe, in queste giornate che pian piano si allungano promettendo nuove foglie sugli alberi…

Ho fatto uno splendido viaggio a sud del mondo, di cui vi parlerò prestissimo, ho conosciuto persone eccezionali, ho letto libri interessanti tra i quali vi segnalo Città sporca di Carla Vistarini, un ottimo esempio di capacità narrativa e di efficacia nei dialoghi in una storia che potete approfondire qui. Ma ho anche accompagnato il mio romanzo Adele alla sua “prima” romana, che si è svolta all’Hotel Villa Pirandello tra un pubblico piacevole e molto partecipe. Un grazie particolare va a Celeste Vaglio, responsabile degli eventi culturali dell’Hotel, così ospitale e disponibile, che ci ha anche fatto conoscere le delizie del buffet organizzato dall’albergo.

In questo aperitivo letterario, siamo stati affiancati dal professor Roberto Fantini, per il quale nutro una grande ammirazione: ascoltarlo è come filosofare in ottima compagnia senza mai annoiarsi né distrarsi, e provocare ciò non è da tutti!

L’argomento del romanzo – la difficoltà del vivere in coppia –- è a quanto pare coinvolgente per noi tutti e provoca dibattiti e riflessioni sempre molto interessanti. Mi piace molto – e mi lusinga, lo ammetto – sentir parlare di Adele come di una persona reale, e trovo affascinante il coinvolgimento dei lettori quando discutono dei suoi comportamenti, delle sue azioni o reazioni… In questa ultima presentazione, Adele è stata definita una donna egocentrica e si è messa in discussione la sua capacità di amare, ma in risposta un’altra dei presenti ha fatto notare che non c’è un modo giusto di amare, poiché ognuno ama a suo modo! E ancora, una ragazza ha parlato della protagonista del romanzo con una delicatezza frammista a dispiacere, definendola una persona dall’anima solitaria e malinconica.

Che arte bizzarra, la narrativa: ci si affeziona a personaggi che nella realtà non esistono o li si contrasta, si parteggia per quello o per quell’altro, ci si arrabbia o ci si preoccupa… Ma non è forse questa la vittoria di chi scrive? Suscitare un’emozione, catturare il lettore nella rete delle parole…

Sono felice di ciò che Adele sta suscitando e ringrazio  tutti coloro che mi stanno rendendo partecipe delle loro reazioni alla lettura. Vi esorto a continuare a farlo perché le vostre voci arrivano a me come un abbraccio, e di abbracci si ha sempre bisogno!

Vi saluto ricordandovi che la prossima presentazione romana sarà alla Garbatella (in via Delle Sette Chiese 58, al Settegarba Wine Bar, venerdì 22 marzo alle ore 18,30), e invitandovi a leggere la mia ultima intervista, dove parlo anche di voi.

Vostra Susanna

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