Susanna Trossero

scrittrice

Caro Amico ti scrivo…

Susanna Trossero e Chicco Fiabane

Nel 2012, l’associazione culturale “Le città invisibili”, mi propose di far parte di un progetto intrigante: scrivere un racconto su una zona appartenente al Sulcis Iglesiente, territorio del sud ovest sardo che mi ha vista crescere. Il racconto in questione doveva attrarre verso quei luoghi e mantenere uno stile a tratti surreale, con un linguaggio che sfiorava il fantastico, il paranormale. L’idea mi piacque subito e la mia fantasia diede vita a “I Tonnaroti”.

“Un grido di battaglia, l’inizio di tutto. E poi la fine. Questo è. Dopo gli schizzi d’acqua violenti, il silenzio col mare che resterà rosso per un po’. Io ho sempre rispettato questi grandi pesci, li ho onorati anche quando il loro sangue ci ha fatti esultare tutti, ho pregato per loro e perché la morte giungesse il più velocemente possibile quando li issavo a bordo. Noi cantavamo, in loro onore, e quando il sacerdote benediceva questo luogo prima di quel grido, benediceva anche loro, bellissimi animali lunghi fino a cinque metri, che di lì a poco sarebbero impazziti di dolore e paura per sfamare un popolo antico come il nostro, per mantenere famiglie intere, villaggi”.

Le città invisibili, era nata nel 2008 per volontà dei quattro amici Giovanni Fiabane, Francesco Artuso, Marcello Murru e Federico Contu e spesso mi ha supportata in incontri ed eventi legati ai miei libri; io stessa ogni volta che ho potuto ho seguito i loro, tra l’altro divertendomi un mondo! Fantasulcis ha segnato anche l’esordio della Pettirosso Editore, e il giornalista, poeta e scrittore Claudio Moica, nella prefazione scrisse che “la Pettirosso editore ha trovato dieci autori per riscoprire le origini di un Sud Ovest sardo inflazionato da una grave crisi socio-economica; un modo diverso per risvegliare l’orgoglio degli Shardana (antico popolo sardo) presente, ma nascosto nel dna di tutti gli abitanti di quest’isola bella e impossibile.”
Da allora tante cose sono successe grazie a questo instancabile team al quale, nel tempo, altri nomi si sono affiancati. Fiere del libro, BookStock Festival (letture, musica, libri, canti e balli, in una notte bianca sulla spiaggia), Eatbook (evento culturale enogastronomico), e incontri, presentazioni, reading di lettura, eventi, manifestazioni… Se c’è qualcosa da inventare che abbia a che fare con i libri, beh sappiate che a loro verrà in mente!
E così, in occasione della ristampa della raccolta Fantasulcis, da parte di Pettirosso Editore, mi è venuta voglia di fare un piccolo tributo ad una persona che ha sempre fatto del suo meglio per sostenere la cultura e quel magico mondo che ogni libro racchiude; una persona che è parte integrante di questo team e che come tutti gli artisti è di certo un po’ pazza ma spesso geniale: Giovanni Fiabane, che noi amici chiamiamo Chicco.

Generoso, intellettualmente vivace, che non dimentica gli amici e che ha sempre un sorriso per tutti. Beh, caro Chicco, continua così perché – pur avendo il dubbio che qualche strano gnomo colorato visiti i tuoi sogni per suggerirti nuove follie da attuare – per la nostra zona e per i talenti che cela, hai sempre fatto tantissimo. Personalmente, mi hai anche presentato la cedrata arrangiata seguendo gli ingredienti del Mojito, e te ne sarò eternamente grata!

Benvenuta alla nuova ristampa di FantaSulcis, e un in bocca al lupo per le tue future pazzie!

Susanna

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Piove sull’estate

piove

Ieri ha piovuto sui miei vetri, sulle cicale ammutolite, su di un porcospino che lemme lemme si avvicinava al piattino del micio del quartiere, a caccia di avanzi. Veniva giù una pioggerellina sottile sottile e mi sono sentita in viaggio: la stessa pioggerellina bagnava il Malecon de L’Havana dando tregua al calore sprigionato dall’asfalto, e bagnava le grandi foglie della foresta del Borneo senza privarci però del terribile caldo umido del sottobosco. Una pioggia così sottile ci ha colti anche in Patagonia, a Buenos Aires, o su una spiaggia vicino a Marsiglia, in una New York innevata a Capodanno  e nelle praterie americane battute dai bisonti in agosto. Si può viaggiare nel ricordo ed essere ovunque nel mondo grazie alla memoria, alle immagini regalate da una foto  o grazie a una insperata pioggerellina estiva.

Le giornate scorrono indolenti, calde e ventose, e se è vero che tutto scorre fuori di qui è anche vero che le buone notizie raggiungono le mura di casa anche se non esci, se sei fortunata. Per esempio, ho appena ricevuto l’ultima copia di Writers magazine, che contiene un mio articolo, ed è stato bello vederlo pubblicato in una rivista letteraria così prestigiosa. Mi ha rallegrato la giornata anche ricevere piacevoli commenti via mail per un mio racconto sulle tonnare sarde, pubblicato tempo fa in una raccolta edita dalla Pettirosso Editore. E mi ha rallegrato la giornata sapere che Rete Oro News mi farà avere un attestato di partecipazione ai suoi programmi.

E così, mentre fuori le nuvole aumentano e la calura è quella umida e tipica dei Tropici sebbene io sia di casa a Roma, le notizie piacevoli bussano alla porta e si adagiano sul mio divano, proprio sotto il condizionatore, coccolandomi un poco.

Vi auguro una domenica oziosa, in compagnia di buone notizie o in attesa trepidante di riceverle, perché a volte, l’attesa, è il momento più emozionante di tutti.

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La malinconia dei tonni

Avete mai visitato una tonnara? Io sì, qualche anno fa: si tratta della vecchia tonnara di Portoscuso, in Sardegna (nel territorio del Sulcis-iglesiente), oramai in disuso ma di importanza storica e impregnata di respiri affaticati d’uomini e di animali. Là, strane barche nere, vecchie mura, il sibilo del vento e l’odore di salsedine, mi hanno lasciato uno strano senso di inquietudine che mai ho dimenticato. Vi era qualcosa di lugubre, e la mescolanza del sudore degli uomini con il sangue dei tonni, confonde le idee sul giusto e l’ingiusto, così come spesso accade in altre svariate situazioni dove il cruento è di casa.

Quando la Pettirosso Editore mi ha chiesto di partecipare all’antologia Fantasulcis, una raccolta di racconti ambientata nei comuni di quella zona e scritta da autori appartenenti allo stesso territorio, ho subito pensato a quella vecchia e antica tonnara, a ciò che vi ho respirato, e così è nata la mia storia intitolata I Tonnaroti, nella quale ho fatto incontrare due personaggi differenti e per radici e per cultura: un vecchio isolano, pescatore di tonni, e una giornalista “continentale”.

Quello dei tonnarotti è un lavoro manuale molto duro e faticoso, con il mare non sempre clemente e con le condizioni meteorologiche spesso avverse; un lavoro che viene svolto sia in acqua che in terra e che dura molto di più del tempo della mattanza. Come potete vedere dal titolo citato, benché sui dizionari il termine Tonnarotti sia presente con la doppia T, io ho preferito il modo più gergale “tonnaroti”, utilizzato anche in Sicilia, perché mi pareva più appropriato alla storia.

Se vi capiterà di leggerla, spero ne apprezzerete la vaga malinconia che la avvolge e che avrete un pensiero gentile per i tonni, nonché uno di comprensione per coloro che – con la mattanza – hanno sfamato intere famiglie.

Vi lascio con un piccolo brano tratto dal racconto:

“Un sussurro, forse il vento che si alza, a ricordarci che siamo in terra sarda. Può parlare, il vento? Può trasportare parole mai udite prima e pronunciate altrove? Amusciela… da dove proviene questo strano termine? Stava nascosto in chissà quale antro della mia memoria? È un grido lontano, come quelli delle madri che nei quartieri popolari chiamavano i figli per strada, per farli tornare a casa. Ma qui non sento Luca, Paolo, è pronta la cena! così come accadeva da bambina, quando i giochi si svolgevano per la via e non al computer, no, è qualcosa di più perentorio.

Amusciela, e ho di nuovo le mani bagnate. Poso le labbra sul palmo della mano aperto, quasi lo bacio: sa ancora di sale.”

 

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