Susanna Trossero

scrittrice

Cosa siamo diventati, noi “adulti”?

on 26 Aprile 2012

23 aprile scorso, giornata mondiale del libro: utilizzarla per promuovere la lettura – io che leggo tantissimo e che amo scrivere – mi è parsa una buona idea. Mattina di sole, Roma mi sorride finalmente, impossibile stare a casa, no? Così, armata delle migliori intenzioni, decido di portare in giro qualche copia dei miei libri e di regalarne ai passanti con un sorriso e un “felice giornata del libro”. Un gesto gentile, simbolico, in una ricorrenza come questa.

Ed ecco che il tutto si trasforma in una indagine sociologica che mi ha lasciata a dir poco perplessa, e che vorrei condividere con voi.

 All’uscita di una metropolitana frequentatissima, io cammino per recarmi a un appuntamento e nel frattempo comincio la distribuzione a caso, tuttavia prediligendo chi – in mano – un libro lo ha già, perlomeno per avere la certezza di scegliere amanti della lettura.

Ebbene, i giovanissimi esultano felici, ringraziano e si aprono in sorrisi cordiali, facendo gruppo per sfogliare subito l’inaspettato regalo.

Gli “adulti”… Che è successo, agli adulti? Sì, noi adulti, e metto anche me nel mucchio perché non sono esattamente una ragazzina: che cosa siamo diventati?

Non appena porgevo loro il libro e sorridendo dicevo: “Un piccolo regalo per lei, felice giornata del libro”, istintivamente tutti  indietreggiavano di un passo, quasi a volersi difendere, e poi con espressione torva in volto dicevano cose come “No guardi, non è proprio il momento” oppure “No, non posso, mi dispiace” e ancora “No, lasci stare, non ho tempo” e poi il consueto “No, non mi serve niente”. Se notate, tutti esordivano con un no. No a un pensiero gentile, no a un regalo, no ad un gesto carino e simbolico. Io dicevo “non importa” e proseguivo rasserenandoli così sulle mie non malvagie intenzioni.

Tuttavia, a quel punto, ho continuato a fermare persone mature non tanto per masochismo quanto per comprendere se si trattava di casi isolati, o se mi trovavo davanti al comportamento abituale di coloro che gli “anta” li hanno superati.

Provate un po’ a indovinare? Nessuno ha accettato l’omaggio.

È questo dunque, diventar grandi? È diffidare sempre e comunque? È non accettare “caramelle” dagli sconosciuti? È non credere più che qualcuno possa compiere un gesto gentile senza chiedere qualcosa in cambio? È perdere totalmente la capacità di godere di una piccola cosa?

Funziona così solo in caotiche e aggressive città, oppure ovunque?

Quante cose vanno perdute, rispetto a quelle guadagnate, crescendo?

Con rammarico per tutti coloro che non sanno più dire grazie, vi lascio alle mie domande sperando che qualcuno abbia voglia di dire la sua. Un abbraccio per niente adulto,

Vostra Susanna


8 Responses to “Cosa siamo diventati, noi “adulti”?”

  1. Simonetta ha detto:

    Io credo che la tua esperienza sia proprio legata all’età e
    al fatto che:  è “impossibile” per chi
    vive tutti i giorni nel mondo  egoista di
    oggi pensare che qualcuno possa in qualche modo fare un gesto gentile senza
    neppure conoscerti. L’altro giorno in un centro commerciale regalavano cellulari.
    Mio marito ha provato a dire grazie e a prenderlo e a momenti  è stato linciato dalla signorina che lo ha
    inseguito sino a quando non lo ha reso. Si 
    doveva acquistare un pacchetto 
    etc. etc. Queste sono le cose che succedono nella normalità. Ora
    trovarsi davanti una bella figliola che ti regala un libro, senza secondi fini,
    non è la normalità! (Purtroppo!!!)  I
    ragazzi  non cresciuti, non indipendenti
    e non responsabili , che credono ancora nella bontà, e che sono abituati ad
    avere senza dare nulla in cambio, provano ancora a crederci, questo è bello, ma
    non so fino a quando durerà.
     

    Simonetta

    • Susanna Trossero ha detto:

      Amara considerazione, no? Capisco cosa intendi Simonetta: siamo in una realtà in cui tutti cercano di rifilarti qualcosa, ma… io credo ancora nei gesti gentili, ho bisogno di crederci anche se sono cresciuta. Altrimenti che vita è? Ehi, e se a qualcuno verrài n mente di fermarmi per strada per regalarmi un libro, io lo accetterò, fate pure 🙂
      Scrivimi ancora!

  2. Gra ha detto:

    Hace unos días que yo me  he quedado pensando en ésto…,me he preguntado que pasaría si ésto lo hicieras en Buenos Aires;¿cómo reaccionaría la gente?.
    Las pocas veces que yo he estado en la gran ciudad sólo me han regalado publicidad de partidos políticos o han querido venderme algún objeto  casi a la fuerza, pero regalar libros que gesto tan noble y sorpresivo.
    El adulto medio quizás se encuentra en crisis por muchos motivos: el fallecimiento de los padres,la menopausia,andropausia,el abandono del hogar por parte de los hijos,el trabajo,la falta de trabajo,el fin de un matrimonio,un divorcio inminente,la incapacidad de alcanzar metas y tantas más.
    Todo ésto lo transforma en alguien impenetrable,indiferente,en constante situación de defensa.
    Los jóvenes entablan vínculos nuevos,tienen mejores canales de comunicación que los favorece para su integración y participación en lo simple y cotidiano, y creo que lo más importante la constante curiosidad que los moviliza.
    Yo intento comprender a los adultos con éstas características y creo que teniendo un corazón jóven podrán disfrutar de las cosas simples que son las más importantes dejando de ser hostiles,indiferentes,incluyendome junto con ellos, sólo pido una oportunidad más para creer que ésto puede ser posible.

    • Susanna Trossero ha detto:

      Cara Gra, anche per te un grazie e l’invito a leggere la mia risposta ad Alessandro, che parla di vie di mezzo e della quale proverò a tradurre per te l’ultimo pezzo:
      si me pasó a mí escuchar a la gente decir “feliz día del libro, un pequeño regalo para usted”, me sonreía responder: “bien, pero … no tengo para comprarlo?” sin miedo. Un término medio entre mi deseo personal de seguir creyendo que todo es posible y la necesidad obvia de seguro. Listo, naturalmete, alejarme si mi pareja se convierte en vendedor insistente. Término medio, lo voy a aplicar cada vez que puedo;)

  3. Alessandro Abis ha detto:

    Devo concordare con quanto scritto da Simonetta. Ciò che tu hai fatto, Susanna, è bizzarro. Non bizzarro in assoluto (che non esiste) ma rispetto alla norma, all’abitudine. Crescendo, impariamo -a volte a caro prezzo- che “nessuno ti dà nulla per nulla”. Anzi, questa è una fondamentale norma di sopravvivenza! Serve a tutelarsi da centinaia di tentativi di truffe e raggiri. L’ingenuità, tratto solitamente considerato tipico della gioventù, è un difetto. Lo è nel nostro contesto umano e non solo oggi ma da migliaia d’anni. Crescendo, tale consapevolezza viene interiorizzata e diventa istinto; come tale, è normale che scateni reazioni eccessive. Esattamente come l’antilope che al minimo sospetto inizia a scappare: non importa se nove volte su dieci si tratta di un falso allarme, l’importante è che le salvi la vita quell’unica volta su dieci in cui si tratta realmente di un predatore.
    La vita è fatta di esseri viventi che campano a spese di altri esseri viventi. Anche la società umana è così. Chissà, forse fra qualche migliaio d’anni (se ancora ci saremo) finalmente riusciremo a evolverci a sufficienza da poter accettare un regalo da uno sconosciuto senza temere che ci sia qualcosa sotto. Forse potremo permettercelo.

    • Susanna Trossero ha detto:

      Caramelle da uno sconosciuto… Sono una cinquantenne che ricorda perfettamente quel “nessuno ti dà niente per niente” che mia madre mi ripeteva da bambina.
      Sono rimasta una sognatrice – seppure attenta e sulla difensiva se necessario, dunque non un’ingenua – e mi dispiace pensare che si sia troppo spesso antilopi, anche se mi rendo conto che può diventare rischioso non esserlo. Però ti dico anche che, se fosse capitato a me di sentir dire “felice giornata del libro, un piccolo regalo per te”, io avrei sorriso rispondendo: “bello ma… non lo devo comprare vero?” senza lineamenti contratti e contrariati passi indietro. Una mia personale via di mezzo tra la voglia di credere ancora che tutto è possibile e la ovvia necessità di accertarmene. Pronta, naturalmete, ad allontanarmi se il mio interlocutore si trasforma in invadente piazzista. Vie di mezzo, io le applico ogni volta che posso 😉

  4. Susanna Trossero ha detto:

    Cara Gra, anche per te un grazie e l’invito a leggere la mia risposta ad Alessandro, che parla di vie di mezzo e della quale proverò a tradurre per te l’ultimo pezzo:
    si me pasó a mí escuchar a la gente decir “feliz día del libro, un pequeño regalo para usted”, me sonreía responder: “bien, pero … no tengo para comprarlo?” sin miedo. Un término medio entre mi deseo personal de seguir creyendo que todo es posible y la necesidad obvia de seguro. Listo, naturalmete, alejarme si mi pareja se convierte en vendedor insistente. Término medio, lo voy a aplicar cada vez que puedo;)

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