Susanna Trossero

scrittrice

Pappagalli di città

on 23 Marzo 2015

pappagalli di città

Sebbene l’aria mattutina sia sempre piuttosto frizzante, e le sciarpe non si siano ancora trasformate in inutili accessori, c’è qualcosa nell’aria che fa pensare alla primavera. Non so bene se si tratti di uno stato mentale che la chiama a rapporto per necessità, o se piuttosto si tratti invece del colore del cielo, oggi così luminoso, e del profumo così diverso che proviene dalla terra o dall’aria tutt’attorno…

Il tappeto di margheritine non è ancora stato intessuto, gli alberi sono spogli, nessuna fioritura dei glicini di via Margutta, non il garrire delle rondini, eppure qualcosa è cambiato e se ne sono accorti quegli strani pappagalli abitatori dei platani romani e golosi di datteri: sono arrivati in gruppo, qui sotto le mie finestre, e cantano festosi nel compiere evoluzioni e piroette, regalando un’immagine vacanziera, da paese tropicale. Macchie d’un verde acceso, si posano sugli alberi potati da un giardiniere solerte, e il rosso vivace del becco ricurvo picchetta qua e là in cerca di tesori da gustare.

Mi incanto sempre davanti agli animali, di qualunque genere o razza essi siano… non esistono al mondo soggetti più interessanti o affascinanti da fotografare. Eppure, qualcuno già avverte che questi pappagalli “stranieri” – ma oramai romani di adozione – potrebbero riprodursi in modo eccessivo, minacciando le coltivazioni fuori porta.

Potrebbero.

Taluni si sono addirittura rivolti ai vigili urbani per lamentarsi del volume del loro canto, che sale nel primo pomeriggio e al tramonto, dichiarando di non sentir bene ciò che dice la tv.

Nel frattempo, immettiamo quantità industriali di gas di scarico, ci dilettiamo con l’inquinamento acustico da clacson e marmitte, regaliamo al nostro corpo valide ragioni per ammalarsi, e siamo sempre più grigi nel volto e nell’anima.

I pappagalli in città credo siano l’ultimo dei problemi, nonché il primo allegro motivo per rivolgere lo sguardo verso l’alto e sorridere (ci riusciamo ancora?), senza necessariamente discutere di scie chimiche.


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