Susanna Trossero

scrittrice

In viaggio

on 24 Giugno 2015

in viaggio

Quante città perdiamo, alla ricerca del sogno giusto?

Quante vie dimentichiamo, per abbracciarne di nuove inseguendo il miraggio dell’oasi perfetta? Quella in cui non manchi l’acqua di sorgente, l’ombra della palma promessa da ogni cartolina che si rispetti, tepore, e la brezza leggera che mai si fa vento…

Metafore, sogno di una vita migliore, di un luogo che abbracci e che abbatta gli ostacoli, spaventandoli.

Valige da riempire e da svuotare, stanze da lasciare o abitare, un libro su ogni comodino: è questo, il vivere di ognuno? No, non lo è. Nella vita di tutti c’è il sogno di un luogo e non mille, una storia composta di storie, gioie da non perdere, insoddisfazioni da metabolizzare, vicoli e case da amare, oggetti e ricordi disseminati per le stanze, riti quotidiani.

Ma il viaggio, l’attesa, il cambiamento, lo sguardo rivolto a un finestrino, è fascino ammaliante… Ha mostrato a me ciò che un tempo vide Victor Hugo: un paesaggio che si mette in movimento.

E che dire dell’esser semplici spettatori? Osservare all’aeroporto quei grandi vetri scorrevoli che si aprono e chiudono di continuo, abbeverarsi di viaggiatori dai trolley variopinti. Uomini e donne attesi da qualcuno o in attesa, che indossano abiti leggeri o pesanti, quasi là le stagioni si mescolassero.

Trasformarsi in gabbiano solitario che sbircia da sopra un lampione il via vai dei taxi, i saluti e gli incontri, le navette degli hotel che attendono di traghettare i clienti: essere uno di loro, nella testa il ricordo di luoghi appena lasciati, familiari o sconosciuti che importa? Qualcosa resta sempre, ad accompagnare l’arrivo.
Sentire il rombo degli aerei, respirare a pieni polmoni l’aria che quella gente si è portata dietro da chissà quale paese, e così una piccola porzione di ciò che hanno visto è in me. È come se questa strana gita, questo osservare tanta umanità in una sola volta, abbia il potere di tramutare in tante altre persone.

Dei miei viaggi, di ogni cambiamento, o degli sguardi di altri viaggiatori, mi sono abbeverata. Ho assorbito infinite esperienze, innumerevoli vite, dunque ora so molte più cose, anche se devo elaborarle ancora.

Ma, per questo, ho bisogno di tempo e solitudine. E di una penna per scriverne.


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