Susanna Trossero

scrittrice

Notte prima degli esami

on 18 Giugno 2020

Cari vecchi compagni di scuola, ricordo bene quel giugno lontano che porto nel cuore ancora oggi: i pomeriggi sui libri o quelli in cui ci dicevamo “c’è tempo” e scappavamo sulle spiagge ancora deserte, a costruire castelli fatti di desideri passeggeri ma che allora consideravamo vitali.

Lo ricordo quel giugno, il tempo delle ciliege e dell’ansia dettata dal cambiamento imminente: ragazzi che si apprestavano a diventare uomini e donne, la fine di qualcosa che ci apparteneva e che credevamo eterno, l’inizio di un futuro sconosciuto che ci avrebbe cambiati modificando anche il quotidiano.

La ricordo, la notte prima degli esami, quando ancora non sapevo che il tempo delle scuole superiori è uno dei più belli della vita, e volevo dell’altro. Quella notte insonne aveva un senso che al tempo non conoscevo e che in tanti abbiamo sprecato nel pensiero dell’esame stesso. In realtà, era un preludio, una porta spalancata su infinite possibilità che neppure sapevamo di poter cogliere…

Ne sono scaturiti errori di valutazione, scelte sbagliate o non scelte addirittura, ma anche passi importanti nella giusta direzione. Ognuno di noi, miei cari compagni di scuola, ha preso la sua strada dal mattino dopo, senza neppure avvedersene perché si trattava di un piccolo passo verso il futuro… Ma sono i piccoli passi che, uno dopo l’altro, ci fanno percorrere grandi distanze.

“Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi”, ha detto Eraclito, e fu questo che cominciò ad accadere quella lontana notte prima degli esami.

Siete la foto ricordo che non abbiamo mai scattato, ma che mi porto nel cuore e che guardo ogni volta che sento uno studente dire che il tempo della scuola è eterno e non ne può più.

Sarebbe stato bello, invece, che fosse durato ancora, ancora un poco, un poco di più.


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